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Ritrovato un altro rostro di nave romana
july 15th, 2008
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Grazie all’impegno costante prodotto dagli uomini della RPM Nautical Foundation ed a quelli della Soprintendenza del Mare, in particolare Stefano Zangara, Alessandro Urbano, Daniele Valenti e Salvatore Palazzolo, si è arrivati ad un scoperta di altissimo livello storico; la scoperta infatti conferma la tesi del Soprintendente Tusa sullo scontro avvenuto fra la flotta romana e cartaginese il 10 marzo 241 a.C. a nord-ovest di Levanzo.
Il rostro è formato da un pezzo unitariamente fuso in bronzo che si andava ad inserire nel punto di congiunzione tra la parte finale prodiera della chiglia e la parte più bassa del dritto di prua. La parte anteriore del rostro è, infatti, costituita da un possente fendente verticale rafforzato da fendenti laminari orizzontali. Questa era lo strumento micidiale che veniva inserito con forza sulle fiancate delle navi nemiche per determinarne il rapido affondamento grazie alle falle che generava. Le operazioni di recupero ad oltre 70 metri di profondità, effettuate dalla RPM Nautical Foundation con l’ausilio di un R.O.V. (Remotely Operated Vehicles), sono state assistite da mezzi nautici del Reparto Aeronavale della Guardia di Finanza, dai subacquei della Soprintendenza Stefano Vinciguerra e Giuseppe Mutolo e dal sommozzatore altofondalista messinese Giammichele Iaria.
Il Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa e il Presidente della RPM Nautical Foundation George Robb, alla presenza dell’archeologo Jeffrey Royal, hanno firmato la convenzione che regola i rapporti fra la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e la RPM Nautical Foundation.
Immagini della scoperta e del gruppo della RPM. Fonte: Regione Siciliana - Soprintendenza del Mare
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