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ANSA
Ritrovato scheletro di schiavo in catene
November 26th, 2002
Pompei - Due scheletri - di cui uno in eccezionale stato di conservazione, probabilmente appartenente a uno schiavo - sono stati riportati oggi alla luce poco fuori dalle mura dell'antica Pompei. Il ritrovamento e' stato eseguito da una equipe di studiosi giapponesi che dal 1994 collabora con la soprintenza archeologica. Lo scheletro dello schiavo in fuga e' quasi completo; accanto ci sono i resti di un altro corpo, di un uomo adulto, su cui sono ben visibili la fibbia usata per reggere la tunica e un anello di ferro, dettagli che - in attesa di esami piu' completi sulle ossa - ad alcuni fanno pensare possa trattarsi anche di una donna. I due corpi erano sepolti nell'area nord della cinta difensiva di Pompei, appena fuori dal perimetro della citta' vesuviana sepolta dall'eruzione: a ritrovarli sono stati gli esperti del Japan Institute of Paleological Studios di Kyoto diretto dal prof. Bun-ei Tsunoda e coordinato dal professor Sakai. L'equipe giapponese sta approfondendo gli aspetti topografici e urbanistici dell'area e indaga in particolare sull'esistenza della famosa Porta di Capua, descritta da studi ottocenteschi ma sulla quale gli archeologi ritengono ci siano molti punti oscuri. Gli scheletri, ritrovati sulla sommita' dei lapilli, presentano segni di schiacciamento anche sul cranio. Si trattava certamente di persone in fuga dalla furia dell'eruzione: lo schiavo, forse, cercava di correre nonostante la catena a una gamba, ancora in parte visibile. ''Il fatto che si trattasse di uno schiavo sembra confermato dall'anello di metallo ritrovato ad una caviglia - spiega il soprintendente archeologo Pietro Giovanni Guzzo. - Sappiamo infatti che all'epoca gli schiavi erano incatenati, sia per punizione che normalmente, durante la notte, per evitarne la fuga. Una abitudine di quei tempi testimoniata anche dell'utensile trovato a Boscoreale, una specie di rastrelliera dove gli schiavi venivano imprigionati bloccandone appunto le caviglie''. Gli studi dell'equipe giapponese hanno gia' portato molti frutti dal punto di vista delle scoperte urbanistiche e sopratutto delle mura. ''Un ritrovamento - continua Guzzo, sottolineando il significato della nuova scoperta - che testimonia l'importanza delle collaborazioni internazionali della Soprintendenza di Pompei per il completamento delle nostre conoscenze. Ed anche un altro esempio delle eccezionali e documentate storie dell'eruzione, che saranno il tema di una nuova mostra che apriremo al pubblico nel 2003''.
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