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Il gladio di tipo Mainz(Gladius)

Il gladio romano rappresenta nell'immaginario collettivo un elemento di notevole importanza forse anche eccessiva rispetto al ruolo che ha effettivamente avuto nella tattica romana.
Vegezio definisce le armi come il gladio i "ferri corti" proprio per sottolineare come raramente esso venisse impiegato, ossia nell'estrema possibilità che gli schieramenti vengano a contatto. Il fatto del considerare il contatto e la mischia come inusuale non deve sorprendere perchè le battaglie si risolvevano per lo più con le manovre, il lancio di missili, le fughe e gli inseguimenti.

Sulle origini del gladio si è detto molto, sono gli stessi antichi1 a raccontarci di possibili origini iberiche, ma la cosa sorprendente è che il gladio ha pessima fama essendo considerata come la "spadaccia nonostante la quale i romani erano invincibili". Evitando di fare ipotesi su come una simile fama possa essere giunta fino a noi, in realtà il gladio era una spada relativamente corta (dai 50 ai 70 cm) solitamente in acciaio non temprato. Da esami più approfonditi sui ritrovamenti (in corso dal 2007) sembra che i gladi e le spade di origine gallica fossero già fatte con la tecnica delle piegature successive. Spathae galliche, di cui non conosciamo a oggi la datazione, sembrano mostrare fino a un centinaio di piegature ponendo la qualità degli acciai gallo-romani probabilmente all'altezza dei rinomati acciai di epoca medioevale diffusi in Giappone.

Il gladio che è visibile in queste pagine è il tipo comunemente conosciuto come Mainz dal luogo del ritrovamento (Magonza in Germania).


Fig.1. Un Gladio di tipo Mainz della Albion e un fodero "ibrido" di Pierpaolo e Annalaura Siercovich

Secondo alcuni2 tale "modello" di Gladio è andato in disuso agli inizi del primo secolo, ma non risultano esserci altrettanti pareri pro o contro non essendo un elemento rilevante. La mia opinione è che questo tipo di gladio sciancrato possa essere stato adoperato almeno per tutto il primo secolo e solo a partire dal secondo del tutto preferito ai tipi "Pompei" più simili alle lunghe spade galliche con i lati paralleli.
Altra teoria bizzarra circolata nel 2008 su qualche forum in internet attribuiva le sciancrature al semplice consumo, ma l'idea non può essere accettata almeno per due motivi: il primo è che i ritrovamenti hanno sempre restituito gladi con i lati perfettamente simmetrici, cosa che il "consumo" non avrebbe consentito a meno che in fase di affilatura non si preferisse fare un doppio lavoro per un mero gusto estetico; in secondo luogo perchè l'uso del gladio come fendente su parti dure o per la parata è difficilmente ipotizzabile come regola se non in condizioni di panico o disperazione. La parata infatti si fa di piatto se non con lo scudo, e le parti dure al massimo si attaccano di punta proprio per non danneggiare l'arma.

La sciancratura, quindi, non assume alcun motivo pratico se non per l'influenza delle falcate di epoca, queste certamente si, molto più antica.
Il Gladio in fig.1 è un eccellente esemplare Mainz della società Albion interamente forgiato a mano con elsa in osso.

Il fodero "Ibrido"
Il fodero presentato in queste pagine l'ho chiamato ibrido perchè in realtà è un miscuglio di due foderi molto noti: il fodero del gladio cosiddetto "di Tiberio" e il fodero del "Fulham" entrambi custoditi al British Museum di Londra.
I ricostruttori puristi certamente arricceranno il naso, ma questo fodero è stato da me voluto un po' diverso dai puri ritrovamenti partendo dall'osservazione che su certi modelli probabilmente era sfizio dei soldati romani farsi creare degli esemplari unici per vanto. Il mix che ho richiesto di realizzare ai bravi Annalaura e Pierpaolo Siercovch lo ritengo comunque un mix filologico di ritrovamenti risalenti agli stessi anni.
La realizzazione di queste copie è avvenuta a sbalzo su lamina di ottone e successivamente dorate pesantemente in oro 24K e argento 999 per mia ostinata volontà. La mia ostinazione nel volere realizzare "il gioiello" anche di valore ha in buona parte smussato il rilievo dell'ottimo sbalzo finendo con il rovinarne i contorni. Il risultato è comunque eccellente per le proporzioni, un po' meno per i dettagli a causa di questo problema tecnico.


Fig.2. La replica dorata della piastra di Tiberio.


Fig.3. Il confronto con l'originale del British Museum.


Fig.4. La replica dorata della piastra finale del Gladio di Tiberio.


Fig.5. Il confronto con l'originale del British Museum.

 

1 - Polibio, Varrone, Vegezio
2 - Simkins (1999)

 

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